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Dr Gaspare Costa

Psicologo - Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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Il ruolo dell’ansia negli attacchi di panico?

a cura del Dr Gaspare Costa

Chi ha avuto attacchi di panico si spaventa anche al minimo segnale d'ansia, perché sospetta che si tratti dell'inizio di un attacco. In questa sede analizzeremo il fondamentale ruolo dell’ansia, e soprattutto della risposta di attacco o  fuga, nell’innesco degli attacchi di panico. L'ansia può essere considerata come uno stato "spiacevole" di preoccupazione o di attesa di un pericolo non definito, questa condizione la differenzia dalla paura dove il pericolo è invece  definito o concreto. L’ansia è sicuramente un “emozione” adattiva ed ha il merito di aver contribuito alla sopravvivenza e all’evoluzione dell’uomo in un tempo in cui le minacce erano ben differenti ( immaginiamo gli uomini primitivi nel loro habitat dove normalmente bestie feroci e altri pericoli attentavano alla propria vita!!) rispetto ad oggi. Fondamentalmente i meccanismi psicofisiologici che governano l’ansia sono rimasti immutati da milioni di anni, per cui quella che in altri tempi poteva rappresentare una risposta “salva-vita” oggi può creare più problemi che vantaggi dovute al fatto che i  pericoli e le minacce dei nostri giorni sono molto più sfumate. Paradossalmente, oggigiorno, la risposta ansiosa, invece di rappresentare una risorsa,  può costituire un problema (come se il cervello attivasse dei falsi allarmi di pericolo e preparasse l’organismo a fronteggiarlo).

L’ansia, proprio perché è una risposta ad un segnale di pericolo, si caratterizza per l’aumento delle normali risposte fisiologiche( aumento del battito cardiaco, difficoltà respiratorie, sintomi neurovegetativi come sudorazione, bocca secca, vampate di calore, iperventilazione etc.),psicologiche( la persona ansiosa percepisce il timore o la paura di qualcosa di indefinito, ha la sensazione che stia per succedere qualcosa di negativo, gli stati di apprensione e preoccupazione si fanno frequenti cosi come le ruminazioni) e comportamentali, come se l’organismo raccogliesse le forze per fronteggiare, con l’attacco o la fuga, una minaccia o un pericolo.  L’ansia, quando non assume le caratteristiche patologiche, ha una funzione adattiva molto importante poiché ci consente di affrontare situazioni impegnative con un maggior grado di “combattività”.

 La letteratura e gli studi sulla“curva dell’ansia”hanno dimostrato che in situazioni prestazionali importanti ( ad esempio un esame scolastico, un colloquio di lavoro, una prestazione sportiva etc.) moderati livelli di ansia garantiscono una performance più efficace rispetto a livelli di ansia troppo bassi o troppo alti. Livelli troppo bassi d'ansia non aiutano la motivazione mentre, livelli troppo alti, aumentoCreate your own banner at mybannermaker.com! il rischio di ansia da prestazione ( pensiamo all'ansia d'esame o all'ansia da prestazione sessuale) che può compromettere seriamente la performance dell'individuo. In questi casi, l'eccessivo livello d'ansia rappresenta un importante fattore di perturbazione, spesso la persona anticipa in maniera catastrofica (ansia anticipatoria) l'esito della prova condizionandone la riuscita. L’ansia è significativamente determinata da fattori temperamentali, nel senso che ognuno di noi presenta un ansia di base ( misurabile con particolari strumenti come lo STAI) costituzionale  che può influenzare, in concomitanza di altri fattori ( vedi stress), l’eventuale esordio di un disturbo d’ansia. Se, in condizioni di normalità, l’ansia rappresenta una specie di allarme adattivo, nella sua espressione patologica, come negli attacchi di panico, assume una connotazione disfunzionale.

Negli attacchi di panico le risposte fisiologiche reattive all’ansia vengono interpretati in maniera catastrofica, ad esempio una normale accelerazione del battito cardiaco può essere interpretata come un attacco di cuore che, di conseguenza, spaventa ancora di più la persona con l’effetto di aumentare ulteriormente l’ansia e quindi i sintomi. Gli attacchi di panico rappresentano dunque l’esito  di interpretazioni "catastrofiche" di normali reazioni corporee dovute all’ansia. Effettivamente le persone affette da attacchi di panico manifestato una maggiore "sensibilità" nel modo in cui interpretano i propri stati interni. La costante attenzione  focalizzata sui segnali provenienti dal proprio corpo e dall'ambiente circostante  favorisce la paura di un imminente attacco di panico. Questo stato di apprensione e di continuo monitoraggio  delle proprie sensazioni interne  a sua volta aumenta il livello d'ansia creando un circolo vizioso che si autoalimenta. In conclusione, si può affermare che negli attacchi di panico le reazioni fisiologiche dovuti all’ansia vengono interpretati in maniera catastrofica generando una risposta di attacco o fuga, un falso allarme, disfunzionale che costituisce il cuore della sintomatologia dell’attacco di panico. 

Dr Gaspare Costa

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