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Disturbo Ossessivo
L'approccio ACT al DOC: Un Recente  Studio Pilota

a cura del Dr Gaspare Costa

Le nuove cure del Disturbo Ossessivo Compulsivo prevedono l'implementazione di protocolli di derivazione cognitivo comportamentale sempre più sofisticati. In questo studio pilota (pubblicato  da Andrew B. Armstrong dell’università dell’Utah nel dicembre del 2011 e tradotto dal  Dr G. Costa) vengono descritti i risultati dell'applicazione  di un protocollo ACT implementato ad adolescenti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo. Un recente studio pilota strutturato per valutare l’esito dell’applicazione di un protocollo ACT in soggetti in età evolutiva affetta da disturbo ossessivo compulsivo e stato messo a punto da Andrew B. Armstrong dell’università dell’Utah.

come gestire le ossessioni
Il protocollo rappresenta un adattamento dello studio sugli adulti DOC di Twohig (Twohig et al., 2010). Lo studio  ha interessato un campione ( N=3) di adolescenti  (  tra i 12 ei 17 anni ) che soddisfava i criteri diagnostici per il disturbo ossessivo compulsivo, prevedeva otto sessioni di trattamento con la possibilità di estenderlo a dieci se i primi otto incontri non risultavano sufficienti  a migliorare le problematiche del DOC.  Ogni incontro settimanale , della durata di 50 minuti, prevedeva la partecipazione dei genitori negli ultimi 5 minuti con lo scopo di valutare  i  progressi e chiedere eventuali chiarimenti;  inoltre ai genitori è stato chiesto di tenere a casa un comportamento non invasivo.

L’esito  dell’intervento ha consentito una significativa riduzione della  frequenza  delle compulsioni  (riduzione del M = 40,4%); inoltre , sono state osservate riduzioni significative anche  per i comportamenti secondari (M =59,8%).   Una generale riduzione nei punteggi del CY-BOCS, e quindi della frequenza e dell’intensità delle ossessioni,  sono stati osservati in tutti i partecipanti  I punteggi MASC di ansia totale  è migliorato per  tutti i partecipanti.   Le valutazioni self-report dell'impatto del  disturbo ossessivo compulsivo in alcune aree di funzionamento, misurata dal COI-R è migliorata o è rimasta stabile. I miglioramenti dei punteggi dell’ AFQ-Y  indicano un aumento dei livelli di accettazione,  riduzione dei livelli di fusione cognitiva, e  una maggior coerenza tra “valori” e comportamenti.

Questo studio pilota, pur mostrando notevoli limiti, evidenza alcuni dati interessanti che  possono aiutare, con lo scopo di migliorarne l’efficacia, ad integrare il trattamento tradizionale CBT  al DOC in età evolutiva con  altri approcci terapeutici. Il dato forse più interessante è rappresentato dell’accettabilità dei soggetti e dei familiari  del protocollo ACT.

Contrariamente all’ERP ( Esposizione con Prevenzione della Risposta) che è ritenuta molto impegnativa tanto che una significativa percentuale dei soggetti abbandona o non partecipa al trattamento,  l’ACT non sembra creare alcun disagio; questo aspetto è sicuramente interessante perche consentirebbe in primo luogo di poter estendere  la cura per il DOC a tutti quei soggetti che hanno abbandonato o non sono stati ritenuti idonei all’ implementazione dell’ERP e, nello stesso tempo, considerando l’importanza dell’accettabilità nel trattamento del DOC nei bambini e nei familiari, di poter avere più alternative terapeutiche.

Considerando inoltre la difficoltà relativa al trattamento con gli adolescenti, anche in virtù di atteggiamenti provocatori, l’ACT potrebbe rappresentare una soluzione alternativa. Il fatto che l’ACT sia ritenuta accettabile è probabilmente dovuta ad una serie di fattori come, ad
esempio, l’utilizzo di metafore ed esercizi esperienziali  che vengono valutati flessibili e non direttive (Greco et al.2005, p. 309).

L’accettabilità del protocollo ACT applicata alla cura all’età evolutiva del DOC apre inoltre la porta all’applicabilità del trattamento anche in altri contesti problematici che coinvolge adolescenti come ad esempio l’ambito della conflittualità familiare. Il fatto che è stato possibile applicare l'ACT  agli adolescenti affetti da disturbo ossessivo compulsivo  suggerisce che l'ACT può anche essere un trattamento utileper gli adolescenti con disturbo ossessivo compulsivo in altri contesti.

Per esempio Greco e Eifert (2004) hanno suggerito che l'ACT può essere applicata  ai conflitti genitori-adolescenti in un contesto di terapia familiare integrativa. Questo approccio può essere particolarmente utile dato che il  disturbo ossessivo compulsivo è associato con i conflitti familiari (Barrett et al, 2002;.. Hibbs et al, 1991) e che le famiglie spesso partecipano alle compulsioni  dei bambini(Barrett et al., 2001).

Lo studio presenta certamente dei limiti  come il ridotto numero del campione ( N=3) o l’ambivalenza di alcuni risultati come, ad esempio, il miglioramento subito dopo la prima seduta quando  il protocollo ACT non era stato ancora implementato; inoltre  alcune misure, come l’indice di impatto  del disturbo sul funzionamento in alcune aree, percepito dai genitori, non è stato coerente con i risultati attesi. In conclusione lo studio può essere considerato come una idea terapeutica che racchiude delle buone implicazioni, saranno ovviamente necessari altri studi, metodologicamente più robusti,  a confermare o a smentire le buone premesse evidenziate.
La Riproduzione è Riservata- Dr Gaspare Costa
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