Disturbo d'Ansia Generalizzato
L’approccio dell’ACT al Disturbo d’Ansia Generalizzato è frutto del lavoro di Roemer e Orsilio (2002) che hanno cercato di migliorare il tradizionale trattamento cognitivo comportamentale al disturbo integrandolo con tecniche di accettazione. I presupposti teorici su cui si basa questo tentativo di integrazione si fondano sulla constatazione, supportata dalla letteratura, che le preoccupazioni presenti nel disturbo d’ansia generalizzato rappresentino una forma di “evitamento esperienziale” messe in atto, attraverso strategie di tipo superstizioso, per alleggerire la sofferenza interna. Roemer e Orsilio ipotizzano che l’applicazione del modello ACT al Disturbo d’Ansia Generalizzato possa comportare una riduzione dell’evitamento esperienziale e quindi delle preoccupazioni; allo stesso modo, l’atteggiamento di accettazione dovrebbe ridurre gli effetti dei pensieri disfunzionali. Un altro effetto positivo dell’ applicazione dei protocolli ACT al GAD potrebbe essere rappresentato dalla messa in atto di comportamenti finalizzati al perseguimento dei valori e degli obiettivi che sono stati identificati. Questo passaggio potrebbe segnare il cambiamento dal controllo delle esperienze personali al controllo della propria vita.
ACT e Fobia Sociale
Nonostante l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento della Fobia Sociale si ampiamente riconosciuta, alcuni autori (Dalrymple & Herbert, 2007) hanno evidenziato come alcuni pazienti trattati con CBT non sembrano ottenere grossi benefici sia in relazione alla perseveranza dei sintomi che alle limitazioni comportamentali che ne compromettono la qualità della vita. Un primo studio (Ossman, Wilson, Storaasli, e McNeill 2006) ha valutato l’applicazione di un protocollo ACT della durata di 10 sessioni in un campione (N= 20) di pazienti affetti da Fobia Sociale. In definitiva, lo studio evidenzia come il miglioramento possa essere dovuto sia ad una maggiore propensione ad accettare le esperienze interne negative che all’impegno in comportamenti relazionali funzionali al raggiungimento di obiettivi e valori autentici e personali.
Un secondo studio (Dalrymple e Herbert 2007), metodologicamente meno rigoroso, ha valutato l’applicazione di un protocollo ACT
integrato al trattamento cognitivo comportamentale classico della durata di 12 sedute in un campione (N= 19) di pazienti affetti da ansia sociale. Lo studio ha evidenziato sia una significativa riduzione dei sintomi della fobia sociale che un miglioramento generale della qualità della vita. Gli autori sottolineano come un diverso atteggiamento nei confronti dell’evitamento esperienziale sia stato predittivo rispetto alla riduzione sintomatologica, in sostanza più i soggetti erano disposti ad accettare le proprie esperienze interne avversive più era marcata la riduzione dei sintomi della fobia sociale.
Questi studi, nonostante le lacune metodologiche, confermano, da un ottica sperimentale, l’intuizione rispetto alla validità dell’applicazione dei protocolli ACT, integrati alla tradizionale terapia cognitivo comportamentale, nell’trattamento della fobia sociale. In sostanza, appare evidente che la disponibilità ad “accettare” le esperienze emotive negative e l’impegno a mettere in atto comportamenti finalizzati al perseguimento di valori e scopi personali autentici si accompagna ad una significativa riduzione dei sintomi fobico sociali e ad un conseguimento miglioramento della qualità della vita.
ACT e Disturbo post-Traumatico da Stress
La letteratura clinica ha da sempre messo in evidenza come una delle caratteristiche centrali del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) sia l’evitamento attivo dei pensieri e delle emozioni correlate all’evento traumatico. I pazienti affetti da (PTSD) mettono in atto tutta una serie di strategie finalizzate ad evitare non solo i luoghi e le situazioni che possono evocare il trauma ( evitamento comportamentale), ma anche le esperienze interne avversive che si presentano sotto forma di ricordi, immagini, pensieri e, più in generale, emozioni dolorose.
Partendo da queste considerazioni Orsilio e Batten (2005) hanno proposto l’applicazione di protocolli ACT per il (PTSD) con lo scopo di aumentare la “disponibilità” dei pazienti ad accettare le esperienze interne negative ed aumentare, nello stesso tempo, l’impegno nei confronti di comportamenti attivi. Gli autori, analizzando la letteratura, mettono in evidenza come le strategie più efficaci nel trattamento del disturbo (lo Stress Inoculation Therapy(SIT), la Cognitive Processing Therapy (CPT) e la Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) siano tutte caratterizzate dall’accento posto sull’esposizione.
La Riproduzione è Riservata- Dr Gaspare Costa
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