Abbandono e Tradimento: Come Curare la Sofferenza? - Dr Gaspare Costa - 340/7852422 - Psicologo - Psicoterapeuta

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L'Ansia e la Salute
E se mi lasciasse? Le dinamiche psicologiche nella separazione, nel tradimento e nell'abbandono dell'oggetto d'amore negli adulti

a cura del Dr Gaspare Costa

Effetti della separazione, del tradimento e dell'abbandono

L’ansia dovuta a  separazioni, abbandoni o tradimenti  della persona amata, o, semplicemente, al timore che queste condizioni possono realizzarsi, costituisce una delle cause  più diffuse della sofferenza umana che spesso viene trascurata dai clinici. Pur ammettendo che le pene  d’amore  fanno parte del normale ciclo della vita, rappresentando un dolore necessario alla normale elaborazione del lutto,  è altrettanto vero che, per alcune persone,  questa sofferenza assume le caratteristiche drammatiche ed invalidanti tipiche di una vera e propria condizione psicopatologica che necessita  di  un intervento psicologico.
superare abbandono e tradimento

L’abbandono, il tradimento, la separazione dalla persona amata, non importa se reale o fantasticata, può, in alcuni individui particolarmente dipendenti, innescare tutta una serie di sintomi che possono stravolgere, in senso negativo, tutta la loro esistenza.

Questi vissuti si accompagnano spesso a sintomi  depressivi ( tristezza, pianto, colpa, inappetenza, demotivazione, rimuginazioni, perdita di piacere , ideazione suicidaria, etc.), ansia, angoscia, disperazione, struggimento, pensieri fissi riferiti all’amato che possono assorbire la persona per gran parte della giornata,  somatizzazioni ( mal di testa, gastriti, coliti, dermatiti etc.), difficoltà del sonno, rabbia incontrollata verso se stessi o il partner e altri sintomi che possono aggravare il quadro clinico. L’ansia  da separazione può presentarsi in seguito alla scoperta di una relazione extraconiugale del partner e/o alla richiesta di quest’ultimo di porre fine alla relazione sentimentale; la reazione emotiva della persona abbandonata può essere influenzata da diversi fattori come.
I fattori che determinano la gravità della separazione, del tradimento o dell'abbandono

La previsione dell’esito del rapporto d’amore (“me lo aspettavo”,” lo sapevo”, “prima o poi sarebbe successo” ),  l’aspettativa negativa rispetto ad un evento, pur arrecando dolore per un esito incerto,  può ridurre l’impatto emotivo dell’evento temuto non appena questo si realizza; in altre parole, la previsione della separazione  dalla persona amata può innescare degli “anticorpi” che aiutano a fronteggiare l’evento. Al contrario, l’effetto sorpresa ( “non me l’ho aspettavo”, “è impossibile”, “non ci credo”) può avere esiti più drammatici in quanto la persona assiste impotente al crollo delle proprie certezze che possono connotarsi come evento traumatico.

L’effetto sorpresa può amplificare le reazioni emotive come la disperazione, la rabbia o la delusione; la persona tradita o abbandonata  con queste modalità, inizialmente può  negare l’evento, come spesso succede per le morti inaspettate, per poi essere sopraffatti dalla disperazione e da altre emozioni legate all’abbandono della persona amata.

L’investimento nel rapporto d’amore costituisce un altro importante fattore che può contribuire a determinare la reazione emotiva e/o l’esito dell’abbandono. L’innamoramento costituisce quella forma di attrazione  affettiva verso un’altra persona che viene  investita di qualità uniche; l’oggetto dell’innamoramento  (fidanzato, fidanzata, moglie, marito)  è percepito come indispensabile per la propria felicità o, addirittura, della propria esistenza; l’innamorato viene idealizzato, esaltato rispetto a quelle caratteristiche che lo rendono unico. Nella fase dell’innamoramento, la rappresentazione dell’innamorato assorbe, in forma di pensieri “ossessivi”, immagini,  ricordi, fantasie, connotate da emozioni vivide,  la maggior parte del tempo della persona innamorata che “sogna ad occhi aperti”.

In questa fase nulla sembra  poter ostacolare  l’amore che, classicamente, si pensa durerà in eterno; anche i difetti dell’innamorato vengono visti come speciali tratti caratteriali che lo rendono unico e insostituibile. La vista o il semplice ricordo della persona amata innesca tutta una serie di reazione fisiologiche ( cuore accelerato, agitazione, rossore etc.), le famose “farfalle nello stomaco”.

Più che la letteratura, l’esperienza della vita ( almeno per i più maturi!) ci insegna che questa fase è destinata a trasformarsi in un rapporto affettivo più realistico ma che può essere altrettanto appagante; in condizioni normali l’idealizzazione lascia il posto ad una
visione più realistica della persona amata che  viene percepita in maniera più umana con i suoi pregi e i suoi difetti. Le “farfalle nello stomaco” pian piano lasciano il posto ad emozioni e sentimenti meno caldi ma altrettanto appaganti; i valori dell'altro, il carattere, l’investimento affettivo condiviso, come ad esempio la nascita di figli, ma anche i difetti, possono costituire il cemento con cui la storia d’amore può consolidarsi in maniera appagante anche per il resto della vita.

Questa lunga premessa  si e resa indispensabile per cercare di comprendere quali possono essere gli effetti emotivi di un tradimento, una separazione, un abbandono della persona amata nella condizione dell’innamoramento e dell’amore “maturo”;  per quanto detto in precedenza, è chiaro che l’abbandono, la separazione o il tradimento subito dalla persona innamorata quasi sempre rappresenta un dramma, una specie di fine del mondo. Se l’innamorato è percepito come la condizione stessa della propria felicità o, in termini più drammatici, della propria esistenza, è chiaro che il possibile abbandono o tradimento  è  vissuto  come un dolore insopportabile, inconciliabile con il prosieguo della propria vita o, almeno, con una vita soddisfacente.


La persona innamorata che viene abbandonata o tradita spesso subisce una specie di trauma, un pugno nello stomaco, che sembra togliere significato e interesse alla propria vita; l’umore diventa depresso, spesso manifesta difficoltà del sonno, non ha appetito, tutto sembra perdere di  significato,  piacere ed  importanza mentre, la  mente,  è assorbita da pensieri, ricordi, fantasie che ricordano l’amato. Le emozioni si presentano con forte intensità assumendo particolari connotazioni a seconda di come la persona tradita o abbandonata ha interpretato l’evento; la rabbia, molto comune, verso la persona amata,  segnala un torto subito intenzionalmente e ingiustamente, un danno immeritato che richiede vendetta!

Può essere presente anche rabbia verso se stessi per non essere stati bravi a comprendere le reali intenzioni dell’amato (“dovevo accorgermi che mi prendeva per il culo”!); la depressione, con tutte le sfaccettature con cui può presentarsi, segnala la perdita di un investimento considerato fondamentale per raggiungimento della propria felicità. Tutto è perduto compresa la speranza; l’innamorato, tradito o abbandonato, in questa fase  non riesce a vedere altro tranne  il fallimento, tutto sembra perso, non  riesce ad immaginare una vita senza l’altro ( fortunatamente è un periodo transitorio!!!), in sostanza vive una specie di fine del mondo!

La vergogna ed il senso di colpa possono presentarsi  rispettivamente come compromissione della propria immagine sociale (“ la tradita”, “ la cornuta”, il “ cornuto”, il “fesso” etc.) o come incapacità a preservare la fedeltà della persona amata ( “ è colpa mia”! “dovevo capirlo”! “non sono stata brava” etc.) per demeriti personali. Possono sopraggiungere difficoltà del sonno e somatizzazione che possono investire diversi organi e apparati. Nell’amore più maturo, ad esempio nel matrimonio o relazioni sentimentali che durano da lungo tempo, la separazione e/o il tradimento possono assumere connotazioni altrettanto drammatiche anche se l’iperinvestimento verso la persona amata può risultare meno marcato.

Le caratteristiche individuali mediano le reazioni emotive che seguono una separazione o un abbandono anche se alcuni fattori possono
indirizzarne il decorso; ad esempio, una moglie tradita che ha dedicato tutta la   vita al perseguimento del benessere familiare rinunciando a tutte le possibili gratificazione personali extrafamiliari ( lavoro, hobby, amici, interessi etc.) probabilmente avrà una reazione emotiva diversa, non necessariamente meno drammatica, rispetto ad una moglie che, pur investendo nella famiglia, ha coltivato spazi di autorealizzazione personale ( lavoro, interessi, amici, hobby etc.).

Nel caso della prima moglie, la separazione o il tradimento  coincideranno con un vissuto di perdita assoluto poiché  nella relazione amorosa erano concentrati  quasi tutti gli interessi e le fonti di gratificazione; in sostanza, per questo tipo di persone l’abbandono coincide, almeno inizialmente,  con la fine del mondo, pertanto le reazione emotive ( depressione, rabbia, tristezza, colpa, disperazione etc.) saranno drammatiche.  Nel caso della seconda moglie, le reazioni emotive ( perdita, lutto, abbandono, ansia, disperazione,  tristezza, rabbia) conseguenti ad una separazione o ad un tradimento  possono essere attenuate da altri investimenti  che possono, almeno parzialmente, riempire il vuoto della perdita amorosa. In ogni caso, l’iperinvestimento esclusivo sulla relazione amorosa rappresenta un fattore di vulnerabilità rispetto alle reazioni emotive che possono seguire un abbandono o un tradimento.


Caratteristiche personali. Come detto in precedenza, le caratteristiche di personalità assumono una grande importanza rispetto a come una separazione o un tradimento viene vissuto; in sostanza, la fine di una reazione amorosa rappresenta sempre un evento doloroso  ma  l’intensità e l’esito di questa sofferenza viene influenzato dalla caratteristiche personali e dalle risorse che la persona, almeno potenzialmente, possiede. Normalmente, la separazione dalla persona amata, specie se non prevista, rappresenta un “lutto” la cui elaborazione richiede tempo e risorse;  reazioni come la tristezza, il pianto, la rabbia e la colpa, specie all’inizio, possono sopraffare la persona  finche l’attaccamento all’investimento perduto non lascia il posto all’accettazione e, quindi,  a nuovi investimenti. Naturalmente, la presenza di altri  investimenti  ( altre relazioni intime, hobby, interessi, lavoro etc.) facilita l’elaborazione di questo lutto.
Il dipendente affettivo

L’elaborazione del lutto dovuto a separazioni o tradimenti risulta invece molto più complicato, fino ad innescare veri e propri quadri psicopatologici, in quelle personalità definite come dipendenti affettivi. Le persone che manifestano dipendenza affettiva verso il partner presentano delle caratteristiche che le rendono particolarmente vulnerabili rispetto ad ogni scenario di abbandono; esse hanno l’assoluta necessità di vivere in simbiosi con il partner (marito, moglie, fidanzata), il loro benessere dipende dalla loro sicurezza rispetto al fatto che l’oggetto d’amore non li abbandonerà.

Manifestano un estrema esigenza di controllo rispetto al partner ( continue richieste di rassicurazioni rispetto al fatto di essere amati, incessanti chiarimenti sui propri spostamenti o sulle proprie intenzioni, controllo del telefonino etc.) finalizzato a prevedere qualsiasi segno di minaccia d’abbandono. La minaccia di abbandono è percepita come insopportabile, una specie di fine del mondo dove la vita non ha più senso, non riuscendo ad immaginare una vita diversa. L’ansia per la minaccia dell’abbandono spinge queste persone a soffocare il partner che spesso, stressato dai continui controlli e richieste di rassicurazione,  decide di porre fine alla relazione confermando, in una sorta di circolo vizioso, i timori del dipendente affettivo.


Nei dipendenti affettivi  l’abbandono coincide con una specie di dissoluzione del Sé che si accompagna  ad una insopportabile  angoscia di annichilimento, proprio come se non esistessero più. Tipicamente,  queste persone hanno un solo grande iperinvestimento nella relazione affettiva mentre  tutto il resto viene trascurato; difficilmente coltivano interessi propri ( hobby, amici, lavoro) separati da quelli del partner e questo, ovviamente, li rende particolarmente vulnerabili a qualsiasi minaccia di separazione, infedeltà, abbandono o tradimento. L’autostima del dipendente affettivo risulta deficitaria, il suo valore personale, compresa l’amabilità, è piuttosto compromessa  rendendoli sia dipendenti ( non essere amati vuol dire non essere amabili) che insicuri rispetto alle relazioni affettive. L’angoscia, la depressione, l’ansia, lo struggimento e la disperazione che possono seguire la separazione dall’oggetto amato possono assumere connotatati drammatici fino all’ideazione anticonservativa.

Intervento psicoterapeutico

Come può intervenire lo psicologo nel caso di separazioni, tradimenti o abbandoni? Il possibile intervento psicologico deve tenere in considerazione diversi aspetti; innanzitutto, alcune persone, che presentano buone risorse e una discreta definizione del proprio Sé ( la loro identità non necessita dell’altro per essere definita, essa è consolidata nel tempo e nello spazio; in altre parole, queste persone sanno sempre chi sono e cosa desiderano) possono, in caso di abbandono, trovare  giovamento da un semplice sostegno psicologico che li possa guidare verso la gestione delle emozioni calde ( rabbia, tristezza, delusione etc.) e, nello stesso tempo, verso la costruzione di scenari alternativi.

In altre parole,  lo psicologo aiuterà la persona ad attivare risorse già presenti.  Nel caso di separazioni, tradimenti o abbandoni che si accompagnano ad una marcata  difficoltà nell’elaborazione del lutto, il lavoro psicoterapico risulta più  articolato ed impegnativo; nel caso dei dipendenti affettivi, il vissuto abbandonico può assumere caratteristiche  cliniche rilevanti; spesso l’urgenza dell’intervento psicologico è rappresentato dalla depressione e dai sintomi che l’accompagnano ( tristezza, pianto, anedonia, innapetenza, perdita di speranza, idee anticonservative etc.), un quadro depressivo importante può, infatti, ostacolare qualsiasi lavoro terapeutico.

Lo psicoterapeuta può servirsi di diverse strategie  per “riattivare” la persona abbandonata e dare cosi nuova linfa; anche il lavoro sulle emozioni risulta fondamentale: spesso le persone con dipendenza affettiva abbandonate vengono soverchiate da emozioni forti ( come la rabbia, l’impotenza, la disperazione, il senso di colpa, la vergogna etc.) che non riescono a gestire; la rabbia può portare a discontrolli comportamentali verso l’altro o verso se stessi con il rischio di complicare la situazione mentre, la disperazione può innescare agiti anticonservativi.

Lo psicoterapeuta aiuta la persona a legittimare  le proprie  emozioni spiegando, se necessario,  il loro significato fisiologico e, nello stesso tempo, l’aiuta a gestirle in maniera più funzionale. Un lavoro impegnativo con cui lo psicoterapeuta deve fare i conti è quello di
costruire scenari alternativi rispetto al vuoto ( fine del mondo!) che la persona abbandonata vive; come detto in precedenza, spesso i dipendenti affettivi, non riescono ad immaginare un mondo senza qualcuno al loro fianco, in sostanza non riescono a rappresentarsi da soli nel mondo!

Proprio come i bambini che non riescono a vedere un mondo possibile senza i genitori, i dipendenti affettivi considerano il rimanere soli come la peggior catastrofe.  Questa dipendenza dall’altro ha castrato i propri bisogni e desideri autentici, il dipendente affettivo non ha altro  desiderio che quello di stare con l’amato e per questo è disposto a pagare qualsiasi prezzo. Lo psicoterapeuta deve intraprendere un lavoro di ricostruzione, o meglio di costruzione, rispetto ai desideri e ai bisogni  individuali della persona.

Questo compito, ardito ma affascinante, può richiedere un tempo lungo ma rappresenta la strategia più funzionale per ridurre la vulnerabilità. Spesso il dipendente affettivo non ha mai assaporato i propri bisogni e desideri autentici, frequentemente essi passano da una dipendenza all’altra  senza mai accorgersi realmente dei propri bisogni. Stimolare i propri bisogni e desideri, cosi come l’orgoglio per se stessi, rappresenta una sfida difficile ma in grado di ridurre la dipendenza dell’altro e migliorare la prognosi.
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