DOC e contenuti mentali - L'importanza dei Pensieri - Dr Gaspare Costa - 340/7852422 - Psicologo - Psicoterapeuta

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Disturbo Ossessivo > DOC: 3° Generazione
Il Significato dei Contenuti Mentali nel Disturbo Ossessivo Compulsivo

a cura del Dr Gaspare Costa

L'esperienza clinica con pazienti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo mette in evidenza come una delle caratteristiche principali che li contraddistingue risiede nell'enorme significato che  attribuiscono ai contenuti mentali. Nel vissuto del paziente affetto da  DOC i pensieri, le immagini, i ricordi e le emozioni legate al particolare dominio in cui il disturbo si manifesta assumono un  significato che trascende la natura di questi contenuti: in sostanza, i contenuti mentali non vengono percepiti per quello che sono, ovvero produzioni cognitive transitorie , ma come "fatti" certi o quasi certi.

Tutti noi, più o meno frequentemente, sperimentiamo la presenza di pensieri bizzarri (di natura sessuale, aggressiva, religiosa etc.) che transitano nella nostra mente senza tuttavia sconvolgerci; di fatto, la presenza di questo tipo di pensieri è del tutto normale e rientra nella complessa attività della nostra mente. La semplice consapevolezza  che si tratta di pensieri, ovvero di contenuti ipotetici, normalmente è sufficiente a ridurre l'impatto minaccioso degli stessi favorendone la transizione con altri contenuti mentali.

Nella persona affetta da DOC le cose sembrano funzionare diversamente, i contenuti mentali rivestono un importanza eccessiva  tanto che la loro presenza diventa spesso oggetto di valutazione minacciosa (ossessioni) a cui segue l'innesco di emozioni spiacevoli e la messa in atto di rituali rassicuratori (compulsioni) finalizzati  a ridurre la sofferenza.

Nell'esperienza affettiva del paziente affetto da Disturbo Ossessivo Compulsivo  spesso non esiste un confine netto tra i contenuti mentali ed i comportamenti, in sostanza la presenza di un particolare tipo di pensiero può essere sufficiente ad innescare tutta una serie di reazioni emotive proprio come se avessero compiuto un azione, ad esempio il pensare di dare uno schiaffo a qualcuno può farli sentire indegni e colpevoli proprio come se lo avessero fatto davvero. La fusione cognitiva tra il pensiero e l'azione si correla ad altri meccanismi disfunzionali che aggravano e cronicizzano il problema. Vediamo come l'eccessivo significato attribuito ai contenuti mentali alimenta e cronicizza  Il DOC:
Il fatto di attribuire ai pensieri un significato che trascende la loro natura di "semplici" prodotti delle frenetica attività cognitiva degli esseri umani comporta tutta una serie di strategie finalizzate a sopprimerli o, in ogni caso, a contrastarli mediante rituali rassicuratori.

Le persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo valutano negativamente i contenuti mentali che mettono in discussione il loro profilo
etico/morale, la loro presenza viene vissuta come una minaccia terribile che evoca notevoli livelli di ansia e sofferenza.

Spesso vi è unatotale identificazione con questo tipo di pensiero tantoché il soggetto valuta se stesso in funzione del pensiero come se vi fosse un equazione di questo tipo:se ho un pensiero malvagio = sono una persona malvagia e questo mi fa sentire come una persona malvagia (disprezzabile, indegno, colpevole etc.).

La persona con Disturbo Ossessivo Compulsivo, invece di mettere in atto strategie funzionali di decentramento (defusion) inizia una guerra contro i propri contenuti mentali con il duplice risultato negativo di aumentare sia l'intensita/frequenza degli stessi che di perdere di vista  gli  scopi e i desideri necessari per dare significato alla propria vita.

L'illusione di poter controllare i propri stati mentali (pensieri, emozioni, immagini etc.) rappresenta uno dei circoli viziosi che alimenta il DOC. Recenti ricerche hanno infatti confermato che l'attività di contrasto e soppressione paradossalmente aumentano la frequenza e l'intensità del contenuto mentale che si vuole evitare (di fatto questo potrebbe essere uno dei fattori che trasforma un pensiero in ossessione).

L'effetto "orso bianco" è il risultato di una ricerca in cui per testare l'effetto della soppressione del pensiero si chiedeva a degli studenti di non pensare per alcuni minuti all'orso bianco; il risultato dell'esperimento fu l'incremento paradossale della frequenza con cui gli studenti evocavano l'immagine dell'orso bianco.

Alla base di questo paradosso vi è un semplice meccanismo cognitivo che funziona più o meno in questi termini: "non devo pensare all'orso bianco, automaticamente controllo se ci sto riuscendo ma questa operazione evoca la rappresentazione dell'immagine che non devo pensare ovvero l'orso bianco. Disturbo Ossessivo Compulsivo: scopri la cura più efficace .
La Riproduzione è Riservata- Dr Gaspare Costa
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